venerdì 17 giugno 2016

BABY BABY, ovvero come stanno le cose...

Due anni e mezzo fa ho diretto e girato l'ultimo prodotto audiovisivo con la mia firma, dopo quel momento è cominciata una spirale di eventi che ha portato allo spegnersi dell'entusiasmo in molti ambiti della mia vita, compreso quello artistico.
Si trattava del video-clip di "Chi mi manca sei Tu" del cantautore novarese Francesco Farina, ed era una sorta di seguito del precedente video "Vivere è come Volare", che girammo sempre insieme qualche anno fa.
Bene è con grande piacere che annuncio, anche se la notizia circola sulla mia pagina FaceBook da qualche settimana, che i giorni della stagnazione artistica del regista indipendente di Novara Luca  Angioli sono finiti, perché proprio grazie a Francesco sono tornato a dirigere in onore e al servizio del suo ultimo singolo di imminente uscita: "Baby Baby", come da titolo, appunto.
Sono molto amante delle coincidenze temporali, penso che siano un mezzo fondamentale anche quando si scrive, gira e dirige un film, e quindi mi sembra assolutamente opportuno che si riparta proprio da dove si aveva smesso.
Le giornate di ripresa prestabilite sono due, la prima, che si è già svolta con successo, è stata la scorsa settimana presso lo storico Battisti Cafè (già set di "Vivere è comeVolare") e prevedeva la registrazione della band di Francesco mentre suonava il pezzo, e la seconda invece si svolgerà domani pomeriggio sempre al Battisti e sarà incentrata sulla coreografia ideata e interpretata dalla ballerina Erica Tassone.
Per il comparto tecnico mi sono stati e saranno di grandissimo aiuto (diciamo pure indispensabili) il direttore della fotografia Samuele Di Biase e il grandissimo Marcello Alongi, che si è gentilmente offerto di dare una mano domani, e sarà proprio grazie alle sue meraviglie tecniche e alla sua sconfinata sensibilità per l'immagine che il cuore del video, cioè la coreografia di Erica, risulterà magica e esplicativa di questo orecchiabilissimo e divertente pezzo estivo.

E mentre già sto montando il girato della prima giornata sento che le cose stanno davvero prendendo la direzione giusta, perché quell'istinto che credevo di aver perso verso la creatività non solo è tornato ma è addirittura più forte e vivo di prima.
Tutto questo accade anche mentre insieme ad Erica (che ha mille talenti) stiamo ultimando gli storyboards di The Last Light, il cortometraggio che dirigerò con Marcello Alongi proprio sul finire di quest'estate.
Tutto questo movimento ha inaspettatamente attirato anche l'attenzione dei media locali, come dimostra la mia recente intervista su Radio Onda Novara, e come dimostreranno altri eventi che scopriremo più tardi.
Per quanto riguarda questo blog l'intento entro quest'anno è di concludere la rubrica sulla rassegna di tutte le mie opere e di proseguire quella sulla produzione di The Last Light, per poi provare seriamente il prossimo anno a seguire una scaletta che preveda almeno due interventi settimanali, di cui uno sempre in forma di diario artistico e gli altri dedicati a opinioni e recensioni sul mondo dell'arte che mi interessa e appassiona.
Sempre in cantiere c'è l'idea di girare alcuni video tutorial su "Come si gira un cortometraggio senza soldi?", usando come occasione la realizzazione del corto di cui sopra, ma sulla fattibilità sto ancora ragionando, anche se sarebbe una buona idea per dare più linfa al canale YouTube.
Bene vi ho detto tutto, state a guardare perché ce ne saranno di belle!!!

mercoledì 1 giugno 2016

CRONACHE DI UN REGISTA INDIPENDENTE PARTE 4: "Rosso Ragù"(2008)

TRA­MA: Il ri­sto­ran­te del­la sciu­ra Ma­ria e­si­ste da più di 70 an­ni, e in tut­to que­sto tem­po si può di­re che so­lo tre vol­te si so­no man­gia­ti "i mi­glio­ri ta­glio­li­ni del mon­do"!
Il nuo­vo ma­re­scial­lo dei ca­ra­bi­nie­ri cer­che­rà di ri­sol­ver­ne il mi­ste­ro...

DA­TA DI U­SCI­TA: mag­gio 2008.
GE­NE­RE: Noir.
DU­RA­TA: 20 min.
CA­ST PRIN­CI­PA­LE: Mas­si­mo Fre­gu­glia, An­to­niet­ta Vit­to­ni, Mar­co Mas­sa.
SOG­GET­TO: I­spi­ra­to a un rac­con­to di Car­lo Lu­ca­rel­li.
SCE­NEG­GIA­TU­RA: Lu­ca An­gio­li.
MU­SI­CA: Ke­vin Ma­cLeod (IN­COM­PE­TE­CH.COM).
FO­TO­GRA­FIA: An­to­nio Bo­vio.
TRUC­CO: Cri­sti­na Bo­vio, Ro­ber­ta Ga­vi­nel­li.
CO­STU­MI: En­ri­ca Gal­li­na.
E­LA­BO­RA­ZIO­NI GRA­FI­CHE E AS­SI­STEN­ZA IN­FOR­MA­TI­CA: Mar­co Bel­lo­ra, Ma­ri­ka Leo­nar­di.
O­PE­RA­TO­RE AL­LA MAC­CHI­NA, MON­TAG­GIO E RE­GIA: Lu­ca An­gio­li.




Ho deciso di ritardare questo capitolo della mia storia da regista proponendovi prima le cronache produttive di Birth of a Projectionist perchè per descrivere quelle di Rosso Ragù del 2008 ci voleva una notte come questa: una notte insonne in cui il pensiero va alle sensazioni che ti fanno sentire vivo e felice..
Questo cortometraggio è stato a tutti gli effetti il primo piccolo film che ho realizzato per cui alcuni enti ed associazioni avevano effettivamente sborsato dei soldini, quindi per la prima volta venivo ufficialmente prodotto.
Si trattava della realizzazione di un cortometraggio avente come protagonisti un gruppo di ragazzi affetti da diverse disabilità, tutti facenti parte della meravigliosa associazione "Quelli del Sabato" di Bellinzago Novarese.
Insieme a me erano coinvolti altri due registi per altrettanti cortometraggi e l'eperienza fu a dir poco meravigliosa e si concretizzò nel progetto "Siamo già Noi un Cinema".
Accanto a me avevo quello che a tutt'oggi è il gruppo di lavoro più coeso e anche numeroso di tutta la mia storia registica, tra di loro c'erano persone così meravigliose che mai e poi mai potrei dimenticarmene.
Purtroppo mi riesce difficile spiegare la sensazione stupenda di avere un gruppo di persone organizzate e attente che lavorano all'unisono per realizzare la tua visione, ma posso dire che è la sensazione più appagante che ho provato nella vita.
Il film era la riduzione di un racconto di Carlo Lucarelli, e tutti riuscirono a coglierne il senso e lo spirito fin da subito, raccogliendo intorno alla produzione tutto ciò che ci serviva, dagli oggetti di scena alle attrezzature.
Ma la cosa più importante, quella che dimorerà per sempre nel mio cuore, furono i ragazzi dell'associazione che si prestarono come attori: l'immensa ondata di umana potenza che mi investì lavorando con loro mi dava la sensazione, ad ogni singolo istante passato insieme, che niente sarebbe potuto andare storto.
Questo cortometraggio infatti fu il primo a darmi un compenso di natura economica e una vera produzione; il primo ad affiancarmi un vero e proprio direttore della fotografia oltre che grafici, scenografi, trovarobe e costumisti; il primo per cui organizzai una serata bellissima al cinema Vandoni di Bellinzago Novarese, e infine mi permise addirittura di laurearmi, dato che divenne il mio progetto di tirocinio al DAMS.
E tutto questo, ma proprio tutto, è merito di quei ragazzi, che mi hanno insegnato il vero significato della parola passione.

venerdì 6 maggio 2016

Due parole su... CAPTAIN AMERICA CIVIL WAR.

"Who watches the Watchmen?"

Qualche decennio fa questo grafito figurava come una coltellata allo storytelling tradizionale sui muri di carta degli anni ottanta distopici di Alan Moore nel suo capolavoro a fumetti Whatchmen: chi sorveglia i sorveglianti?
L'ultimo capitolo della saga cinematografica di Captain America ruota completamente intorno a questa domanda, ma nel caso specifico la risoluzione è molto semplice: il governo degli Stati Uniti d'America.
E le domande, o meglio i dubbi, si moltiplicano rapidi come una corsa di Quicksilver: c'è un limite tra eroismo e vigilantismo? possono individui dotati di capacità precluse alla maggioranza delle persone del mondo arrogarsi il diritto di diventare i nostri "protettori", quando per proteggerci rischiano di distruggerci? E' giusto fermarsi davanti a un ordine superiore se si è convinti di poter fare la differenza coi propri poteri? E' giusto che qualcuno decida quando e come si può e si deve aiutare un innocente oppure no?
Perchè negli ultimi capitoli della saga cinematografica del Marvel Cinematic Universe i Vendicatori hanno quasi distrutto città come New York e Washington e adirittura un intero paese, e gli USA non vogliono più stare a guardare un gruppo di privati cittadini dotati di superpoteri decidere quando e come intervenire, o creare intelligenze artificiali genocide.
Da qui entrano in gioco le singole personalità coinvolte nella grande battaglia che inevitabilmente ne scaturisce, e dunque lo scontro epico tra due vere colonne portanti di questo immenso templio dell'intrattenimento: Captain America e Iron Man.
Al di là di tutto quello che vedrete o avete già visto al cinema, su cui non voglio dilungarmi anche per non imbattere nella sporca pratica dello spoiler, la cosa importante è che questo è davvero un gran bel film d'azione: i fratelli Russo sono dei maestri nell'orchestrare i tempi dell'azione e quelli dello svolgimento narrativo, miscelando sapientemente lo spazio dedicato ai (tantissimi) personaggi coinvolti, senza concentrarsi mai in modo ossessivo su uno solo di questi, ma facendo comunque restare il film un capitolo di Captain America e non un nuovo episodio di Avengers.
I vecchi personaggio sono ormai perfetti e rodatissimi nelle loro parti, evoluti al punto giusto da sembrarci quasi familiari, e quelli nuovi sono caratterizati così bene da avere una potenza scenica paragonabile a quella dei capisaldi già affermati.
Gli effetti visivi e le coreografie sono sempre chiare e potenti in pieno stile Russo, e non lasciano mai spazio alla confusione visiva, difetto che invece affliggeva non poco i due capitoli di Avengers di Whedon.
Come ho ampiamente spiegato in un post precedente non esiste nessuna legge scritta che obblighi un film coi supereroi ad essere integralmente fedele alla sua controparte a fumetti, dunque il fatto che la saga Civil War di mark Millar funga solo da (interessantissimo) spunto per questo film lo trovo un fatto assolutamente consono e naturale, ed ogni polemica a riguardo è sterile e senza senso, piuttosto è molto interessante il modo in cui i Russo colgano a piene mani alcuni riferimenti visivi che citano potentemente i disegni di Steve McNiven, veri e proprio riferimenti artistici imprescindibili.
Non si può rimanere delusi da un film di questo genere, sia che ti piaccia semplicemente l'azione sia se sei un Marvel fan della prima ora.

giovedì 28 aprile 2016

CRONACHE DI UN REGISTA INDIPENDENTE PARTE 3: "Birth of a projectionist"(2009)

TRA­MA: In u­na pic­co­la sa­la ci­ne­ma­to­gra­fi­ca tra le mon­ta­gne si svol­ge un in­so­li­to ri­to ad o­gni ge­ne­ra­zio­ne, con il fi­ne di de­cre­ta­re il nuo­vo pro­ie­zio­ni­sta del­la sa­la.

DA­TA DI U­SCI­TA: Di­cem­bre 2009.
GE­NE­RE: Dram­ma­ti­co.
DU­RA­TA: 12 min.
CA­ST PRIN­CI­PA­LE: Mi­chael Bo­ni­fa­ce, Ro­ber­to Chiu­ra­to, At­ti­lio Fu­sa­ro, Ro­sa Fre­ni.
SOG­GET­TO: E­dy Chiu­ra­to.
SCE­NEG­GIA­TU­RA: E­dy Chiu­ra­to.
MU­SI­CA: Ste­fa­no Col­li.
FO­TO­GRA­FIA: Fa­bri­zio Pa­scal.
O­PE­RA­TO­RE AL­LA MAC­CHI­NA, MON­TAG­GIO E RE­GIA: Lu­ca An­gio­li.



Siamo arrivati ad un punto della mia carriera registica che io definirei fondamentale, perchè mai come nella realizzazione di Birth of a Projectionist ho sentito forte la sensazione di essere diventato padrone di alcuni aspetti della realizzazione di un film breve che prima di allora non padroneggiavo per niente.
Io ed Edy Chiurato all'inizio delle riprese
Tutto partì da un'idea fantastica di Edy Chiurato, con il quale avevamo già realizzato due cortometraggi di cui abbiamo precedentemente parlato in queste cronache: Edy in quel periodo (e ancora oggi) lavorava (e lavora) come proiezionista e factotum in una sala cinematografica di verres in Valle d'Aosta, ed essendo da sempre innamorato del Cinema non poteva che rimanere affascinato dal vivere così intensamente quel mondo che era stato la casa dei suoi sogni e delle sue aspirazioni più grandi. Ecco allora che mi manda questo trattamento di poche righe che era già perfetto: lo svolgimento di un vero e proprio rito "religioso" per determinare il nuovo proiezionista di una piccola sala cinematografica di montagna.
Io venivo dal successo insperato di NO MAN'S LAND, uno spot pubblicitario realizzato per un contest indetto da un canale della piattaforma Sky, che aveva vinto il concorso procurandomi anche una certa somma di denaro che ero pronto ad investire in un nuovo progetto.
E così non ci fu bisogno di molto tempo per decidere di prendere ferie e starmene 15 giorni in Valle d'Aosta a realizzare quello che ancora oggi è il cortometraggio di cui vado più fiero.
C'è davvero tutto in questo corto, o meglio tutto quello che io e Edy amavamo alla follia, tutte le nostre fascinazioni del periodo universitario, dalle immagini avanguardistiche de L'Uomo con la Macchina da Presa di Vertov (1929), attraverso l'occhio vigile e sintetico dell'HALL 9000 di odissea 2001 nello Spazio di Kubrick (1968), passando per gli elementi quasi horror chiaramente ispirati a Dario Argento.
L'Uomo con la Macchina da Presa (1929)
Su questo elemento, la fotografia del film, vorrei soffermarmi un momento dato che ci costò denaro, sangue e fatica: la decisione era quella di utilizzare gli elementi cromatici basici e violenti del capolavoro di Dario Argento Suspiria (1977), ma anche le ardite inquadrature quasi voyeuristiche che solo il grande maestro del brivido sapeva rendere con tanta efficacia.
Riuscimmo a cotruire un impalcatura per riprendere la saletta di proiezione parallelamente alla sua altezza, utilizzammo luci allo iodio potentissime e fari par noleggiati presso un teatro per l'illuminazione integrale dello schermo e per gli effetti di luce ambientale.
                                                                                       La fotografia del corto venne curata da me ed
L'occhio del proiettore in Birth of a Projectionist (2009)
Edy insieme ed è per questo che nei titoli il curatore viene riportato come Fabrizio Pascal, il mio "fantoccio" cinematografico e il personaggio che Edy aveva già interpretato due volte.
In definitiva non posso che invitarvi a dare un'opportunità a questi 12 minuti che ci procurarono tanta fatica ma anche immense gioie, dove scoprirete anche il sound design realizzato da Stefano Colli e le sue splendide musiche, anche in questo caso la prima esperienza con una colonna sonora realizzata appositamente per un mio cortometraggio (richiese quasi lo stesso tempo di produzione del film per essere ultimata).
Il cortometraggio partecipò a diversi festival e arrivò anche in finale al Cortonovo 2010.

lunedì 4 aprile 2016

Il Cinema non è un Fumetto!

Ognuno di noi, tranne coloro che sono completamente privi di qualsivoglia forma di sensibilità, è attratto dall'arte in una o più delle sue infinite forme espressive, e come per ogni altra sfera del sapere e dell'esistenza, è normale che si creino delle preferenze che portano l'utente a preferire una forma d'espressione piuttosto che un altra.
Quello che è importante sapere però è che sarebbe molto opportuno non fare confusione tra le arti, che per quanto sempre pronte a fondersi tra loro per creare nuovi orizzonti creativi, restano sempre e comunque delle entità a sè stanti, che devono assolutamente rispettare le regole che sono parte della loro essenza primaria.
Tutto questo sermone filosofico per dirvi, come da titolo, che il cinema non è un fumetto, ovvero, per tornare a ben più terrene terminologie, non dovete fracassare il mio intelletto già provato con le vostre stupide lamentele inerenti alla poca fedeltà e affini del cine-fumetto (uno a caso) con la sua fonte originale.
Il cinema da sempre adatta tutto, dalla letteratura al teatro passando appunto per il fumetto, e questa parola, "Adattamento", significa proprio che per un opera a fumetti è necessario essere adattata al cinema.
Questo perchè il fumetto ha le pagine, la carta, le vignette, le didascalie, i colori, il bianco e nero, le chine, i baloon; e invece il cinema ha le inquadrature, il sonoro, la colonna sonora, le scenografie, gli attori, i dialoghi, i fuori campo.
Ci sono delle analogie, certo, e spesso sono proprio queste analogie a potenziare un particolare aspetto di un fumetto adattato per il cinema (pensate alle didascalie di Sin City e ai meravigliosi fuori campo del film), ma resteranno sempre due forme d'arte distinte.

Ecco perchè nel momento in cui andiamo al cinema per vedere l'adattamento in pellicola di un fumetto dobbiamo aspettarci di vedere qualcosa di completamente nuovo, che si basa sull'opera a fumetti da cui è tratta.
Il film risulterà essere buono o cattivo a seconda di come tutti gli aspetti che lo compongono finalizzeranno l'opera, e certamente anche dalla qualità dell'adattamento.
Nessuno direbbe mai che in un film su Superman il suddetto possa anche avere una doppia vita in vui si prostituisce, in quel caso si tratterebbe assolutamente di un grave errore di adattamento (il Luthor dell'ultimo Superman VS Batman è un esempio di tale affermazione, dato che assomiglia a Joker e non ha nulla a che vedere con il personaggio DC).

Il fumetto è, dopo il Cinema, l'arte che più mi appassione ed emoziona da quando ero un bambino, e quando la Marvel Studios cominciò a dare vita al Marvel Cinematic Universe e alle serie televisive per me fu come un sogno che si avverava, ma mai e poi mai mi sono messo a fare i capricci sul mio profilo FB perchè nei film Bucky aveva la stessa età di Steve, o perchè Hank Pym non è l'inventore di Ultron; ho semplicemente capito che per una pellicola cinematografica quelle erano le scelte più funzionali alla costruzione di una buona (nuova) storia.

Fatelo anche voi, per piacere.
[DEDICATO A TUTTI I BIMBO-MINCHIA]

giovedì 17 marzo 2016

PROJECT 6845 - I DIARI DELLA PRE-PRODUZIONE PARTE 1

Io e Marcello.
Da qualche tempo sulla mia pagina FaceBook (Clicca qui e metti un mipiace) sto postando piccole fotografie e commenti su quello che sarà il mio settimo cortometraggio, il fantomatico PROGETTO 6845 che ancora non ha un titolo (o meglio ce l'ha ma non ve lo dico ancora).
Questo progetto sarà scritto e diretto dal sottoscritto insieme all'amico e collaboratore Marcello Alongi, mago degli obiettivi e degli effetti speciali che è stato fondamentale nella realizzazione di Altrove e con Nessuno nel 2014.
Questa nuova rubrica del blog rappresenterà un diario della produzione del cortometraggio, e ovviamente si parte con la pre-produzione, momento bellissimo in cui si studiano tutti quei dettagli che messi insieme come in un puzzle andranno poi a formare l'opera finita.
Tutto è cominciato con una cena in cui io e Marcello ci siamo ritrovati dopo parecchio tempo, e come succede solo a noi due, è bastato che gli dicessi questa piccola idea che avevo avuto per mettere in moto un brainstorming in cui davvero le idee cadevano come dei fulmini nelle nostre teste.
Fatto sta che il giorno dopo mi trovavo già a scrivere il film, una storia molto breve che occupa tre piccole paginette, tre paginette che sono a tutti gli effetti la prima sceneggiatura originale che scrivo dai tempi de L'invisibile (2007).
La sceneggiatura.
Dopo averla fatta leggere a Marcello abbiamo provveduto a sistemare ciò che non andava (perchè c'è sempre qualcosa che non va) e ad aggiungere quelle idee che ci vengono solo quando siamo insieme ed ecco che tra le mani avevamo il testo definitivo.
A questo punto è arrivato il momento di cominciare a visualizzare il film.
Per ora posso dirvi che si tratta di un cortometraggio di ambientazione storica ed esotica, per cui le difficoltà non saranno poche per cercare di risultare il più possibile credibili (come capirete non avevamo proprio modo di andare davvero dove si svolge il film, e non dico altro), sia in termini di locations che di attori.
Ma ci siamo già mossi energicamente, anche grazie all'aiuto di Erica Tassone, che si occuperà di tutta la parte grafica e scenografica del film, già al lavoro sui disegni degli storyboards e sulla ricerca dei costumi, per i quali sarà fondamentale il supporto e l'aiuto di Loredana Pirletti, abituata da anni a sistemare costumi di scena per la piccola Erica, che oltre ad essere la mia dolce metà è anche una magnifica ballerina.
Bozzetti preparatori di Erica Tassone.
Qui accanto potete notare due studi preparatori sui costumi, il che è la cosa più vicina ad uno spoiler che vi darò.
Quindi ricapitolando: io e Marcello abbiamo scritto la sceneggiatura e insieme ad Erica Tassone stiamo realizzando gli storyboards, nel frattempo abbiamo già vagliato alcune opzioni sugli attori e sulle location che per ora preferiamo non mostrare per non svelare troppo.
Per chi deciderà di seguirci in questo percorso sappiate che molto presto arriverà un primo teaser poster insieme ad alcune foto della location principale.
Infine voglio dire che essere di nuovo al lavoro su un film è una cosa bellissima e che per questo devo ringraziare soprattutto Erica, che mi ha dimostrato come in ogni occasione, il vero significato dell'amore: desiderare il meglio per la persona amata.

lunedì 29 febbraio 2016

CRONACHE DI UN REGISTA INDIPENDENTE PARTE 2: "L'invisibile" (2007)


TRAMA: Fabrizio Pascal è un giovane sulla trentina che svegliandosi una mattina trova la sua città, Novara in Piemonte, completamente svuotata da ogni presenza umana!
Questa improvvisa e violenta solitudine è l'occasione giusta, per il giovane protagonista di questa storia, di riflettere sulla sua vita, camminando nel deserto che è diventato la sua città, che in fondo poi non è altro che un riflesso della sua anima!

DATA DI USCITA: Marzo 2007.
GENERE: Drammatico.
DURATA: 15 min. circa.
CAST: Edy Chiurato, Renato Angioli, Valentina Beia, Luca Angioli.
MUSICA: Wolfang Amadeus Mozart.
SOGGETTO, SCENEGGIATURA,FOTOGRAFIA, RIPRESE, MONTAGGIO AUDIO E VIDEO E REGIA: Luca Angioli.

Sessofòbia era stato un vero campo di prova perchè, come detto nel finale del primo capitolo di queste cronache, mi aveva dato la piena consapevolezza che si potevano realizzare dei piccoli film anche senza essere ricchi e famosi.
E' davvero incredibile come alcuni concetti che ad una certa età sembrano abbastanza scontati possano cambiarti completamente la vita quando sei un ragazzo di 18 anni.
In ogni caso nel 2003, qualche anno prima la realizzazione de L'invisibile, avevo iniziato a lavorare presso un supermercato, e fin dal primo mese avevo cominciato a tenere dei risparmi per comprare nuove attrezzature per realizzare i miei progetti.
Fu così che nel 2006, subito dopo aver finito Sessofòbia, spesi una cifra esorbitante per una Canon Xl2, all'epoca veramente il top delle videocamere accessibili agli esseri umani non miliardari, ma che presto sarebbe stata surclassata dalla montante carica dell'alta definizione. Io non lo sapevo, ma non me ne pentii mai, perchè da quella ragazza di silicio vennero fuori tante belle cose: primo fra tutti L'invisibile.
Il cortometraggio parla ancora una volta di Fabrizio Pascal, infatti proprio scrivendolo decisi che quella del Pascal sarebbe stata una trilogia così composta: Sessofòbia (il film dell'intimità), L'invisibile (il film della collettività) e Altrove e con Nessuno (il film dell'interiorità); mai avrei pensato che per vedere conclusa  L'epopea di Fabrizio Pascal sarebbero dovuti passare quasi sette anni, ma questa è un'altra storia.
L'invisibile è la storia di un uomo che si sveglia una mattina e si trova in una città deserta, tutti quanti sono spariti.
Era per me un periodo di grande entusiasmo ma sentivo di essere come staccato dal mondo che tutti quelli che mi circondavano vivevano in modo diretto, e sentivo il bisogno di esprimere questa mia sensazione, per cui presi il mio manichino Pascal e lo gettai in un girone dell'inferno di mia creazione, fatto di dubbi religiosi, tradimenti amorosi e amicali, sterminati campi (che qui appaiono per la prima volta nella mia filmografia ma che non se ne andranno più), silenzi lunghissimi.
Decido di usare solo un breve pezzo del Requiem di Mozart nel momento in cui Pascal accetta di sparire dal mondo e indossa la maschera senza lineamenti, per tutto il resto uso i rumori della campagna e della città.
Ci sono molte ingenuità anche in questo film, troppa staticità, qualche vezzo inutile.Ma c'è anche Edy Chiurato notevolmente migliorato nella recitazione, una resa visiva anni luce avanti al precedente film, una sceneggiatura scritta per davvero e non abbozzata casualmente.
Insomma ero migliorato e questo è ciò che contava di più, e se ne accorse anche la mia città: L'invisibile partecipò infatti al prestigioso Novara CineFestival nella sezione A, quella denominata Scenari Orizzontali, e quella sera, a quella prima proiezione, circondato dai miei cari e da tanti sconosciuti al cinema VIP della mia città, per la prima volta nella vita, mi sentii davvero un regista.


domenica 7 febbraio 2016

Tutta colpa di Hickman!!!

Il ciclo dei Vendicatori gestito da Jonathan Hickman resterà per sempre uno dei più memorabili nella storia della Marvel Comics: nel giro di quattro anni (ma molte storie hanno origine anche dal suo precedente ciclo su Ultimates) l'autore ha saputo orchestrare una storia che ha spaziato dai più immensi spazi cosmici e si è nel contempo insinuata nei più reconditi angoli del Marvel Universe, recuperando personaggi dimenticati da tempo, conferendo nuove incredibili e inaspettate sfacettature a personaggi invece più conosciuti e riuscendo allo stesso tempo a non tradire la natura stessa degli Eroi più Potenti della Terra: quella di esseri umani (e non) dalle personalità così umane, appunto,  da non poter in nessun modo essere esenti dallo scontrarsi, a volte anche in modo molto violento e inevitabilmente distruttivo.
Ecco che Hickman, per niente dimentico dei loro precedenti scontri (vedi Civil War) riporta al centro delle vicende dei vendicatori il dualismo storico tra Steve "Capitan America" Rogers e Tony "Iron Man" Stark.
Tutto inizia e finisce con loro due, ancora, l'uomo esule del tempo e il futurista, che si scontrano su un livello così alto ideologicamente parlando che risulta difficile non rimanere in disappunto leggendo le loro vicissitudini: ogni lettore almeno una volta ha pensato che questi due dovrebbero piantarla di discutere dei massimi sitemi e fare semplicemente quello che va fatto, e mentre se lo dicono, questi ignari lettori, diventano tutti dei piccoli Tony Stark, ed è proprio qui che Hickman ha vinto su tutto il fronte, rendendoci parte  di questa fratricida guerra tra passato e futuro, tra ciò che è giusto e ciò che è necessario che riempie le sue pagine degli Avengers.
Tutto iniziò con due uomini.
Quindi sto dicendo che l'autore stà con Stark? Forse, ma non ne sarei tanto sicuro: c'è così tanto amore per la tradizione nelle storie vendicative di Hickman, tradizione legata ai valori che da sempre sono le colonne portanti del Marvel Universe, come la lealtà verso i civili non dotati di superpoteri, il desiderio di sacrificio per la loro salvaguardia, l'equilibrio cosmico e le sue entità così belle e potenti da essere inimmaginabili... tutti questi elementi sono un retaggio del passato, un eredità di cui Steve Rogers è a tutti gli effetti la Bandiera, e la maiuscola è dovuta.
Il ciclo dei Vendicatori di Hickman è passato attraverso tre cross-over eccezionali, che hanno rissolevato di molto la qualità di tali eventi rispetto a come era scesa negli ultimi anni: Infinity, Original Sin e infine Secret Wars, che promette di cambiare radicalmente l'intero universo creato da Stan Lee e soci; e in questi tre eventi, gestiti insieme a tanti altri grandi autori, Hickman ha lasciato sempre il suo segno, un segno che a volte rende nervosi perchè quasi mai comprensibile a primo acchitto, un segno autoriale che non disprezza le scazzottate commerciali, un segno di leggera autoproclamata superiorità intellettuale che sfiora l'arroganza, ma sempre e comunque un segno che non si può confondere con nessun altro.

Ma quale è la colpa del titolo? Ebbene dopo la conclusione di Secret Wars anche qui in Italia ho deciso di non seguire più le testate della Marvel, almeno per un certo periodo di tempo, interrompendo una lettura cominciata quasi dieci anni orsono, e l'ho deciso perchè questo ciclo mi ha dato il meglio e il peggio di ciò che il fumetto supereroistico può dare, mi ha riempito in senso ontologico, e i tempi sono maturi per dedicarsi ad altre letture e ad altri universi narrativi.
So che tornerò, solo non so quando, ed è tutta colpa di Hickman.

sabato 30 gennaio 2016

CRONACHE DI UN REGISTA INDIPENDENTE - PARTE 1: Sessofòbia (2006)

TRAMA: Fabrizio Pascal è un ragazzo di 27 anni, disoccupato, ossessionato dal sesso. Per eludere questa sua fissazione Fabrizio Pascal si rifugia nella masturbazione, esiliando dalla sua vita tutti gli affetti più cari, compresa la sua fidanzata Laura. Sessofòbia è il viaggio di un adolescente chiuso nel corpo di un adulto che cerca di ingannare una realtà che sarà sempre più furba e scaltra di lui.

DATA DI USCITA: Aprile 2006.
GENERE: Drammatico.
DURATA: 19 min. circa.
CAST: Edy Chiurato, Laura Panigati, Giulia Melchionni.
SOGGETTO, FOTOGRAFIA, OPERATORE ALLA MACCHINA E REGIA: Luca Angioli.
SCENEGGIATURA: Luca Angioli, Fabrizio Aurino, Edy Chiurato, Emiliano Ranzani.
MONTAGGIO AUDIO E VIDEO: Luca Angioli e Edy Chiurato.
SUPPORTO INFORMATICO: Maurizio "chiodo" Chiodelli.
TECNICO DELLO STAEDYCAM: Antonio Panigati.
COSTUMI ORIGINALI: Turcato Daniela.
COLONNA SONORA: I Maestri dell'Ozio.


PROIEZIONI UFFICIALI:

PROIETTATO DUE VOLTE NEL 2006 AL CINEMA MASSIMO DI TORINO IN OCCASIONE DELLA RASSEGNA ANTEPRIMA SPAZIO TORINO.
MESSO IN STREAMING NELL’ESTATE DEL 2007 DAL SITO WWW.ILCORTO.IT.






Riguardando il mio primo cortometraggio, che è datato 2006 ma che ha richiesto più di tre anni per essere finito, un pò mi viene da ridere e un pò mi viene da piangere.
Mi viene da ridere perchè i mezzi tecnici, che consistevano in una videocamera di bassissima fascia con cassette MiniDv (che non esistono più) e un trepiedi da 15 euro comprato in un supermercato, non davano molta possibilità di spaziare artisticamente quanto sicuramente avrei voluto; e la recitazione del buon Edy Chiurato, che poi sarebbe stato mio compagno di avventure cinematografiche per molti anni a venire, non aiutava molto il coinvolgimento dello spettatore.
Mi viene da piangere perchè mi ricordo la sensazione di immensa libertà che provai dando la vita alla prima storia che partorì il mio cervello per essere trasformata in un piccolo film, e mi viene da piangere per come ogni piccolo traguardo, come uno stacco di montaggio azzeccato o una inquadratura particolarmente riuscita mi rendessero felice come non ero mai stato nella mia vita.

Ricordo che quando mi inventai la storia di questo Fabrizio Pascal (che poi sarebbe diventata una trilogia con L'invisibile del 2007 e Altrove e con Nessuno del 2014) avevo una gran voglia di metterci dentro tutte quelle cose a cui pensavo più spesso: l'amore, i ricordi, il tempo, il sesso e la solitudine.
Si ripensandoci in parte sono riuscito in questa missione, facendo però un gran bel minestrone di tutto quello che in quegli anni di febbrili e infinite visioni cinematografiche mi aveva colpito in modo particolare: le sequenze separate con titoli e la divisione in atti veniva per esempio da Barry Lindon di Kubrick, che all'epoca mi aprì una serie di possibilità narrative che mai avrei pensato esistessero; alcune battute sono prese paro paro da American Beauty di Mendes, che invece era diventato quello che io consideravo "L'unico modo serio di fare il Cinema".

Insomma la cosa più importante che questi 20 minuti hanno fatto per il sottoscritto è dargli la certezza che SI, SI POTEVA FARE, anche senza i milioni di euro si poteva dare forma a una storia che tu giovane universitario/lavoratore squattrinato avevi pensato dentro la tua testolina.
E ora, che è inutile negarlo, annego in una crisi creativa da più di due anni, è proprio a questo che devo ritornare, a crederci, e soprattutto a portare altre persone a crederci con me, come feci con Edy Chiurato, conosciuto all'univeristà e diventato amico e grande collaboratore per anni; così come con I Maestri dell'Ozio, gruppo novarese che mi aiuto con la colonna sonora.
L'ultima nota va al fatto che ebbi l'occasione di vedere il mio primo cortometraggio proiettato al Cinema massimo di Torino, e quell'emozione non la dimenticherò mai.




lunedì 18 gennaio 2016

Star Wars - Il Risveglio della Forza - la mia (tardiva) opinione...


Hanno parlato ormai tutti del nuovo capitolo della saga fantasy inventata dal genio di George Lucas, la maggioranza di queste persone che hanno "spalancato le labbra ad un ingorgo di parole"(cit.) ne hanno parlato a sproposito, spesso dimenticandosi loro stessi che stavano disquisendo a proposito di una pellicola cinematografica e non del loro nuovo personalissimo giocattolo.
Ma non mi sento di condannare completamente questo incandescente fiume di parole, perchè in fondo, Star Wars è davvero un giocattolo: un enorme orsacchiotto da cinque miliardi di dollari che prende ogni volta la forma di ciò che più desideri, e se ci riesce è perchè, come lo storico Teddy Bear della Hasbro, non cambia mai.
Dunque tutti coloro, la stragrande maggioranza, che si sono boriosamente lamentati della mancanza di novità in questo settimo capitolo mentivano clamorosamente, oppure non hanno mai capito un accidente del messaggio epico di Star Wars, che infine, possiamo dire, sia tutto ciò che Star Wars rappresenta.

Le Guerre Stellari di Lucas nascono come una reazione intellettuale cinematograficamente concepita per svecchiare ciò che intasava gli schermi cinematografici sul finire degli anni settanta, Lucas, come molti altri della sua generazione cresciuti nelle università dove il cinema lo si insegnava, non poteva fare altro che far esplodere con veemenza tutto il suo furore creativo in qualcosa che insegnasse a tutti come fare il cinema fantasy (e poi data l'ambientazione, di riflesso, anche quello di fantascienza).
L'universo di Star Wars è stanco e in decadenza nella prima trilogia, le astronavi sono logore come molti degli abiti dei protagonisti, la ribellione non è una scelta ma un imperativo imprescindibile.
A quell'epoca, all'epoca dell'uscita di Una Nuova Speranza, la novità era insita nel concetto, oggi che Star Wars è parte integrante dell'immaginario di chi nemmeno li ha visti i film, la novità non ha ragione di esistere.

Ecco che J.J. Abrams allora, essere umano che Lucas, a sua volta, l'ha studiato all'università, si trova tra le sue manine sudate di fanboy un pò cresciuto, il più luccicante e meraviglioso Teddy Bear della storia del cinema, e state pur certi che è più spaventato che felice. Il peso di una responsabilità del genere non può far altro che spingerti a guardare verso i maestri, a guardare alle origini del mito, e se c'è una cosa che il mito fa sempre è proprio ripetersi.
Il problema non è riprendere qualcosa dal passato, il problema è riprenderlo e adattarlo con perizia da artigiano consapevole ai così tanto maledettamente citati "tempi moderni": ed è qui che Star Wars - Il Risveglio della Forza, vince su tutto il campo, introducendo attori plausibili in parti perfettamente sovrapponibili a quelle che conosciamo, dando al vecchio cast la giusta dignità anagrafica nell'economia generale del tessuto narrativo, donando alla pellicola un ritmo perfetto da vero cinema d'avventura, smuovendo contemporaneamente le corde emotive dei nuovi e dei vecchi fan, ma soprattutto quelle di chi è andato solo al cinema per vedere un film fantasy stracarico di avventura e sentimenti vari, così, per riempirsi l'anima, Dio salvi quello spettatore e ce ne scampi dai maledetti rigurgitatori di parole di cui sopra.

Il villain, la critica più riccorrente fatta al film, l'ultima cosa di cui voglio parlare: Il regista e gli sceneggiatori hanno introdotto una sola novità e tutti coloro che come già detto ineggiavano alla clamorosa mancanza di novità l'hanno criticata; è vero questo Kylo Ren non funziona a dovere, e il perchè è proprio la sua disfunzionalità umana, essendo egli un emulo ai limiti del cosplayer dell'ombra gettata dal passato dalla figura strabordante del nonno.
Kylo Ren è tanto potente quanto stupido, ma comunque le cose che fa ti fanno versare lacrime amare, se questo è un personaggio da buttare, buttatevi voi la prossima volta "in un cinema, con una pietra al collo" (cit.).

lunedì 11 gennaio 2016

Il ritorno.


Una foto inequivocabile della mia natura registica... ehm... si!
Da poco ho compiuto 31 anni, mi chiamo Luca Angioli, lavoro in un supermercato e sono un regista.
Ho un problema: a volte ho dei dubbi su una sola di queste affermazioni, il che è davvero un problema perchè è quella che più di tutte mi definisce come individuo, fa di me ciò che voglio essere, in pratica è ciò che mi piace pensare sia la mia essenza.
Conosco tutti i perchè di questi dubbi, quindi, essendo passato parecchio tempo da quando questi "perchè" si sono accaniti sulla mia sucitata essenza, è giunto il momento di rimettersi in moto.
Per farlo ho deciso un piano di battaglia che sia il più possibile compatibile con il mio lavoro e la mia vita personale: per prima cosa voglio rivitalizzare questo blog, parlando principalmente di cinema e fumetti, almeno una volta la settimana; inoltre voglio dare vita a un piccolo progetto, una sorta di retrospettiva su tutte le cose che ho realizzato come regista dal 2006 ad oggi, partendo dai primi esperimenti e arrivando fino ad "Altrove e con nessuno" di pochi anni fa.
Lo farò su questo blog che verrà messo in evidenza sulla pagina FaceBook e su quella di google+.

Contemporaneamente posso annunciare che per la prima volta dal 2010 (Rosso Ragù) sto scrivendo personalmente la sceneggiatura del prossimo cortometraggio che girerò, dopo il fallimento dei progetti mai realizzati Noir-A e L'Immagine di Uno, ci riprovo con tutta la determinazione possibile.
E' mio piacere annunciarVi che il mio prossimo corto si intitolerà "Spegnere il Buio" e che è gia scritto a penna tra le mie sudate carte.
Ora ho deciso che diventerà una sceneggiatura, che a sua volta diventerà una serie di storyboards, che a loro volta diventeranno un cortometraggio.

Perchè mi chiamo Luca Angioli, ho 31 anni, lavoro in un supermercato e Viva Dio, sono un regista.
 Vi do appuntamento alla prossima settimana con la prima retrospettiva su Sessofòbia del 2006 e con un articolo in preparazione sull'ultimo chiaccheratissimo episodio della saga di Star Wars.